Posts written by La Medgona

view post Posted: 2/11/2012, 17:30 Omphalos - L'angolo di veronica - Affiliazione
vorrei fare richiesta di gemellaggio con il mio blogghino :D :D grazie in anticipo dell'attenzione ^_^

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Edited by VeronikaAtharStrix - 3/11/2012, 10:04
view post Posted: 30/10/2012, 18:26 Samhain - Sabbat
La leggenda e come preparare la Jack'o'Lantern, ricetta della torta di zucca e come usare i semi :)
http://wjkyx.blogspot.it/2012/10/la-jackol...-zucca-e-i.html

altre usanze di Samhain :)
http://wjkyx.blogspot.it/2012/10/usanze-di-samhain.html
view post Posted: 29/10/2012, 12:03 Jambul (Syzygium cumini) - Erbe Fiori Piante
CITAZIONE
Syzygium_cumini
Il Jambul è una pianta che si trova solo in India e nelle Antille dalle molte e valide proprietà terapeutiche.
Classificazione:
Dominio: Eukaryota (Con cellule dotate di nucleo)
Regno: Plantae
Sottoregno: Tracheobionta (Piante vascolari)
Superdivisione: Spermatophyta (Piante con semi)
Divisione: Angiospermae o Magnoliophyta (Piante con fiori)
Classe: Magnoliopsida (Dicotiledoni)
Sottoclasse: Rosidae
Ordine: Myrtales
Famiglia: Myrtaceae
Sottofamiglia: Myrtoideae
Altri nomi con cui è conosciuta:
Aceituna Dulce, Jambosa, Java plum, Jamboul, Janum, Navel, Isolaiam, Dyamelun, Black plum tree, Chiraijam, Duhat, Duwet, Hakhiphae, Indian blackberry, Indian Allspice, Jam, Jaman, Jambu, Obah, Jiwat, Jambulana, Jambolan, Va, Pring bai, Jamblang, Duwet, Jamun, Faux Pistachier, Jamélongue, Jambolanier, Jambolon, Jamelonguier, Prune De Java, Jambolanapflaume, Wachsjambuse, Ciruelo De Java, Guayabo Pésjua, Guayabo Pesgua, Jambolán, Jambolana, Pésjua Extranjera, Yambolana, Hakhiphae, Look Hwa, Ma Ha, Djoowet, Doowet, Jambhool, Jamblang, Jambulan, Jambulana, Jiwat, Jumbul, Juwet, Pring Bai, Pring Das Krebey, Janboran, Jamun Beej, Murasaki Futo Momo
Sinonimi botanici:
Skeels, Eugenia Jambolana Lamk., Sisygium Jambolanum
La parti che generalmente si usano in fitoterapia sono i semi e la corteccia, dal sapore acidulo, i cui principi attivi sono resina, olio grasso, jambuolo, acido gallico, tannino e betulinico, e altre sostanze non definite ad azione antibatterica e ipoglicemizzanti.
La sua azione interessa principalmente bronchi e bronchioli, cavo oro-faringeo, intestino, organi digestivi, organi e-o tessuti di vari distretti corporei, pancreas, sistema immunitario e vie respiratorie. Non ha alcuna tossicità e nessuna controindicazione – se non per la sensibilità personale. Ha proprietà antisettiche, carminative – antifermentative, espettoranti e fluidificanti del catarro mucolitico ed è indicata soprattutto in casi di diarrea, infezioni e infiammazioni, meteorismo, flatulenza e fermentazioni intestinali, catarro nelle vie respiratorie, diabete mellito e glicemia. Con il succo dei suoi frutti freschi serve a preparare una bevanda alcolica - la ´Jambava´, popolare un po’ in tutta l’India.
Veniamo ai significati esoterici. Secondo la tradizione Indù, Rama (7000 a. C. circa, il settimo avatar di Visnù) sopravvisse per mezzo del frutto del Jambul per quattordici anni durante il proprio esilio da Ayodhya. Per questo, molti induisti lo definiscono come “frutto degli Dei”, specialmente in Gujarat (stato a ovest dell’India), dove è chiamato Jamboon.
E’ anche stato scritto che il colore della pelle di Krishna sia quello del Jamboon; molti personaggi mitologici dell’Induismo sono descritti con caratteristiche simili.
In Kerala (stato che occupa la striscia sud occidentale del Paese) il Jambon, particolarmente prolifico, è invece chiamato Njaval, e i suoi frutti Njavalpazham.
In Karnataka (altro stato indiano) la pianta è detta Nerale Mara, e i frutti sono Nerale Hannu. In Maharashtra (stato dell’India centro occidentale), le foglie della pianta, qui chiamata jāmbhūḷ, sono usate come attributi in occasione dei matrimoni. Sono usate anche insieme ad altre erbe come cura per il diabete, oltre che essere oggetto di famose canzoni per la loro versatilità. Nella cultura Tamil (stato a sud est dell’Unione indiana, considerato culla di una delle civiltà più antiche del mondo) la poetessa e attivista del periodo Sangam di nome Auvayar riposava sotto un albero di Jambon riflettendo su ciò che aveva fatto nella propria vita e se fosse giunta la fine, quando il divino Guardiano della lingua Tamil le apparse sotto mentite spoglie. Le sottopose un indovinello, e nel momento in cui Auvayar lo risolse, il Guardiano rivelò la propria identità, spronando la poetessa a proseguire il proprio lavoro.
Presso i Telugu, nell’Andhra Pradesh (stato indiano), l’albero è chiamato Neredu. Il suo legno è usato dagli agricoltori per costruire i propri equipaggiamenti, tra cui i supporti degli aratri che vengono poi applicati sulle schiene dei manzi per essere tirati. Culturalmente, quando qualcuno ha dei begli occhi, vengono paragonati al frutto di questa pianta.

il post sul mio blog http://wjkyx.blogspot.it/2012/10/modern-wi...beto-di_29.html
:)
view post Posted: 21/10/2012, 12:26 28 giorni (l'oroscopo degli ormoni) di Gabrielle Lichterman - Biblioteca Magica
Se ti ispira, e visto che il prezzo è accessibilissimo, te lo consiglio, perché l'ho trovato veramente valido :)
view post Posted: 21/10/2012, 12:24 Le Creature del Piccolo Popolo di Dario Spada - Biblioteca Magica
CITAZIONE
CITAZIONE
Mi piace pensare e credere che il Piccolo Popolo sia un simbolo della potenza della Natura e dell'armonia nei rapporti con essa. Mi auguro che di questo gli uomini non si dimentichino mai.

[cit. Le Creature del Piccolo Popolo, Dario Spada]
Libro+dario+piccolopopolo
Si tratta de Le Creature del Piccolo Popolo, di Dario Spada, edito da Armenia, copyright 2007, costo 16,50€. A detta dello stesso Autore, nell'introduzione, si tratta di una sorta di seconda edizione, riveduta e corretta, del più vecchio Il Piccolo Popolo - come sono, come vivono, dove è possibile incontrare Elfi, Gnomi, Fate, Folletti e C., stesso editore, anno 1983.
Si tratta di una "guida da campo", come dice il sottotitolo stesso, per conoscere le specie di Elfi, Gnomi, Fate e creature di sorta, i luoghi e le leggende ad ognuna collegati, e altro ancora.
Sebbene non sia strutturato affatto come un romanzo, lo stile di Spada è molto coinvolgente e niente affatto noioso, come bere un bicchiere d'acqua fresca in un pomeriggio d'estate. Oltre a questo, ogni capitolo emana una solarità e un'allegria poco comune, che denota con quanto amore e dedizione l'Autore abbia compilato questo splendido volume. Mi pare chiaro che, personalmente, l'ho apprezzato molto.
Consigliati a quanti credono nell'esistenza delle creature del Piccolo Popolo o ne sono semplicemente incuriositi, a coloro che vogliono approfondire usanze e credenze delle popolazioni a noi vicine, dedicato a sognatrici e sognatori di tutte le età.
Per avere altre informazioni, clicca qui http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__c...colo_popolo.php.
Buona lettura! ^_^

http://wjkyx.blogspot.it/2012/01/le-creatu...o-di-dario.html
view post Posted: 21/10/2012, 12:21 Origine dei nomi dei giorni e dei mesi - Another World

CITAZIONE
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Il termine “mese” deriva dal latino mensis che vuol dire mese, ma anche Luna e infatti nella lingua tedesca rimane questo significato coincidente nei vocaboli Mond che si traduce con Luna e Monat che si traduce con mese. Questa parola, a sua volta, trae origine dalla radice indoeuropea MĒ che significa misurare.
Nell'antico calendario romano l'anno cominciava col primo martius (mese sacro a Marte) a cui seguiva aprilis (dal latino aperire = aprire, con chiaro riferimento all'aprirsi della terra ai nuovi frutti), seguiva maius (dedicato a Maia, divinità propiziatrice della fecondità della terra), junius (dedicato a Giunone) e quindi quintilius (quinto mese) che verrà successivamente cambiato in Iulius (luglio) in onore di Giulio Cesare che era nato in quel mese. La stessa cosa accadrà per il sesto mese, sextilis, che verrà cambiato inAgustus per onorare Augusto imperatore, quindi seguivano september, october, november e december che erano rispettivamente il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese dell'anno.
L'antico calendario romano era un calendario rustico che serviva per regolamentare i lavori agricoli che iniziavano con la buona stagione e si concludevano con l'inizio dell'inverno. Esso contava quindi solo 10 mesi e trascurava i due più freddi in cui non si svolgevano lavori nei campi. Il re Numa Pompilio, nel VII secolo a.C., completò il vecchio calendario aggiungendovi i due mesi mancanti cui dette i nomi rispettivamente di januarius (in onore di Giano) che divenne l'undicesimo mese e februarius (da februus= purificante, festa della purificazione che si celebrava alla metà di questo mese) che quindi divenne l'ultimo mese del nuovo calendario romano.
Successivamente verso la metà del II secolo a.C. l'inizio dell'anno civile, per motivi di organizzazione militare, venne spostato al 1° gennaio. Così l'undicesimo e il dodicesimo mese divennero rispettivamente il primo e il secondo mese dell'anno. In questo modo, il mese dedicato a Giano (gennaio), il dio che veniva rappresentato bifronte perché presiedeva gli ingressi, diventava il più adatto a chiudere la porta del vecchio anno e ad aprire quella del nuovo.
Le date venivano indicate con riferimento a certi giorni fissi fondamentali: il primo di ogni mese era detto calendae (dal latino calare = chiamare a raccolta, convocare) e corrispondeva al primo apparire della Luna nuova. In quel giorno il Pontifex Minor (i pontefici, nella Roma antica, erano coloro che avevano il compito di conservare e interpretare le tradizioni giuridico-religiose e di promuovere e sorvegliare le manifestazioni del culto) convocava il popolo sul colle Capitolino per annunciargli il principio del mese. Questi giorni non esistevano nel calendario greco, donde la frase scherzosa "rimandare alle calende greche", già usata dagli antichi Romani per significare un rinvio a tempo indeterminato, a un giorno che non verrà mai. Il settimo giorno dei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre e il quinto dei restanti mesi erano detti nonae (dal latinononus che vuol dire il nono con riferimento al nono giorno prima delle idi). Il quindicesimo o il tredicesimo, a seconda della lunghezza dei mesi, detti idi (dal latino idus, parola di etimologia incerta), erano i giorni che dividevano il mese in due parti quasi uguali. Poiché questi giorni, nell'antico calendario lunare dei Romani, coincidevano con il plenilunio, e quindi con le notti più luminose, forse il termine idus deriva da dies (giorno) e la consacrazione di questi giorni a Giove, padre di Apollo, dio della luce, ne darebbe ulteriore conferma.
I nomi dei giorni della settimana furono assegnati dai babilonesi ed ereditati, successivamente, dai Romani. Essi traggono origine dai corpi celesti in movimento fra le stelle fisse. Questi corpi celesti sono praticamente i componenti del sistema solare visibili ad occhio nudo: il Sole, la Luna e i cinque pianeti noti fin dall'antichità. Gli astrologi del tempo pensavano che i corpi celesti governassero a turno ciascuno un’ora del giorno a partire dalla prima delle ventiquattro in cui era diviso il giorno stesso. La prima ora del primo giorno della settimana, che a quel tempo era il sabato, apparteneva a Saturno e dal nome del pianeta più lontano deriva il nome del primo giorno della settimana. In inglese sabato si dice «Saturday» che corrisponde al latino Saturni dies.
Dal più lontano al più vicino alla Terra i sette corpi celesti erano i seguenti: Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio e Luna e ripetendo la sequenza dei pianeti per tre volte (3x7=21) si arriva alla ventunesima ora del sabato, corrispondente alla Luna, alla quale, aggiungendo altri tre pianeti, si individua Marte che era il pianeta deputato a governare l’ultima ora del sabato. Il pianeta successivo, il Sole, guidava pertanto la prima ora del giorno seguente. Il giorno successivo al sabato era quindi il giorno del Sole, nome che si ritrova nell’inglese «Sunday» e nel tedesco «Sonntag», ma che è stato successivamente sostituito con domenica (giorno del Dominus, cioè del Signore) da Costantino, l’imperatore romano convertitosi al Cristianesimo.
Ripetendo quindi come prima per tre volte la serie completa dei corpi celesti e saltando alla fine tre astri si arriva alla prima ora del terzo giorno della settimana, il lunedì che prende il nome dalla Luna (in latino lunae dies). Poi c’è il giorno di Marte (in inglese «Tuesday» dal nome nordico di questo pianeta: Tiw); quindi segue il mercoledì il giorno di Mercurio (in inglese «Wednesday» dal nome nordico di Mercurio: Woden). Dopo il mercoledì c’è il giovedì (in inglese «Thurday» dall’equivalente nordico di Giove: Thor) e infine il venerdì che prende il nome da Venere (in inglese «Friday», da Fria nome nordico di Venere).
In inglese i nomi dei giorni della settimana, come abbiamo visto, derivano dalla mitologia anglosassone in cui si sono inseriti i nomi di alcuni dèi nordici. Successivamente gli antichi conquistatori romani si riferirono agli stessi astri per indicare i nomi della settimana, ma ne sostituirono due legandoli alla religione: il nome pagano del giorno dedicato a Saturno fu sostituito con sabato ovvero il “giorno del riposo”, dal termine ebraico shabbat, e quello dedicato al Sole con domenica cioè il “giorno del Signore”.
Presso gli Ebrei antichi ogni settimo anno cessava il lavoro nei campi, venivano liberati gli schiavi ebrei e ci si asteneva dalla riscossione dei crediti. Attualmente nell'ordinamento universitario di molti Paesi è previsto l'anno sabbatico, ossia la concessione ai docenti, in genere ogni sette anni di servizio, di essere esonerati dall'insegnamento per dedicarsi esclusivamente alla ricerca scientifica; analoga concessione è prevista per altri professionisti, ad esempio giornalisti, come periodo di aggiornamento professionale.

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view post Posted: 13/10/2012, 15:11 Hunahpú e Ixbalanqué - Another World
CITAZIONE
Il Popol Vuh, letteralmente “libro del consiglio”, è un antico testo simbolico che raccoglie i miti secondo i Quiché, i Maya del Guatemala. Oltre le leggende della creazione, narrano anche le gesta di Hunahpú e Ixbalanqué, gli Eroi Gemelli, figure mitologiche più note di tutta l’America centrale.
Il nome "Ixbalanqué" (pronunciato ʃɓalaŋˈke) è stato tradotto in 'Sole Giaguaro' (x-balam-que), 'Sole Nascosto' (x-balan-que) o 'Cervo Giaguaro' (x-balam-quieh). Il nome "Hunahpú" (pronunciato hunaxˈpu) è solitamente interpretato come Hun-ahpub ('Un-Cerbottaniere'), con la cerbottana che caratterizza il giovane eroe come cacciatore di uccelli.

Gli+Eroi+gemelli+Izapa,+stele+2
Gli Eroi gemelli - Stele 2, Izapa

Oltre che essere dotati poteri magici, essi erano intelligenti e coraggiosi come il loro padre, Hun-Hunahpú, e lo zio, Vucub-Hunahpú, la prima coppia di eroi gemelli, perita ingannata dalle Divinità dell’Oltretomba. Secondo il Popol Vuh, la giovane Dea Ixquic concepì i secondi gemelli divini attraverso la magia: parlò con il teschio di Hun-Hunahpú, il quale le baciò la mano; così i bambini furono concepiti nel suo utero. Dopo la nascita, Hunahpú e Ixbalanqué furono presi malvolentieri sotto tutela dalla nonna, che non li trattò bene, così come non fecero i fratellastri maggiori, Hunbatz e Hunchouén. Appena venuti al mondo, la nonna chiese che i gemelli fossero portati fuori casa per non sentire il fastidioso pianto, ed i fratelli maggiori ne approfittarono per metterli su di un formicaio tra i rovi: volevano uccidere i neonati perché temevano che avrebbero sottratto loro le attenzioni a cui erano abituati. Il tentativo fallì, e i gemelli crebbero costantemente soffocati dalla cattiveria di Hunbatz e Hunchouén, che rubavano loro il cibo guadagnato faticosamente e procuravano loro ogni sorta di guaio. Da adulti, Hunahpú e Ixbalanqué si liberarono una volta per tutte dei fratellastri tramutandoli in scimmie.
Gli Eroi Gemelli affrontarono ogni serie di peripezia, ma le più degne di nota sono sicuramente quelle che riguardano la vedetta per ciò che era stato fatto al padre e allo zio. Qualche tempo dopo l'espulsione dei fratelli maggiori, Hunahpú e Ixbalanqué utilizzarono i loro poteri per accelerare i lavori che la nonna ordinava loro: un singolo colpo di scure eseguiva il lavoro di un giorno intero. E quando stava per arrivare la nonna, i gemelli si inzozzavano di segatura e polvere, cosicché l’anziana pensasse che avessero sgobbato duramente. Un giorno, però il loro lavoro fu rovinato dagli animali della foresta; una volta rifatto, gli animali si ripresentarono, e Hunahpú e Ixbalanqué li scacciarono. Molti animali fuggirono. Il coniglio ed il cervo furono catturati per la coda, ma le code si ruppero (questa è l’origine della coda corta di conigli e cervi). Fu catturato anche un topo, la cui coda fu messa sul fuoco; in cambio di essere liberato, il topo rivelò loro dove si trovava l'equipaggiamento da gioco della Pelota (gioco della palla) che prima apparteneva al padre e allo zio e che erano stati nascosti dalla nonna in quanto le ricordavano la morte dei figli.
Quando, ingannando l’anziana, Hunahpú e Ixbalanqué riuscirono a impossessarsi dell’attrezzatura, la Pelota divenne il loro passatempo preferito.
I gemelli giocarono a palla sullo stesso campo che il loro padre, Hun-Hunahpú, e lo zio, Vucub-Hunahpú, avevano usato a lungo prima di loro. Esattamente come era successo ai primi eroi gemelli, quando Hunahpú e Ixbalanqué iniziarono a giocare a palla, i Signori di Xibalbà, il regno dell’Oltretomba, furono disturbati dal rumore, e li mandarono a convocare per giocare nel loro campo. Temendo che avrebbero trovato lo stesso destino del padre e dello zio, la nonna riferì ai gemelli la triste storia dei loro avi, ma Hunahpú e Ixbalanqué partirono comunque.
Quando la prima coppia di eroi aveva risposto alla convocazione, lungo la strada per Xibalbà era stata sottoposta a sfide che non era riuscita a superare, finendo per non tornare mai più dall’oltretomba. I giovani, tuttavia, non caddero negli stessi trucchi: mandarono avanti un moschino per punzecchiare i Signori e scoprire cosa li aspettava. La prima prova sarebbe stata distinguere i veri Re da dei manichini preparati apposta per ingannare i visitatori. Quando Hunahpú e Ixbalanqué giunsero nell’Oltretomba poterono individuare immediatamente i veri Signori di Xibalbà e chiamarli per nome. Quindi rifiutarono l'invito dei Re a sedersi su una panchina per visitatori, riconoscendo che in realtà si trattava di una pietra scaldata per cucinare. Frustrati dall'abilità dei due gemelli che identificavano tutte le trappole, tentarono di avere la meglio sottoponendoli alle stesse prove in cui il padre e lo zio avevano subito imbarazzanti sconfitte, ma Hunahpú e Ixbalanqué dimostrarono di nuovo la loro abilità sconfiggendo imperterritamente i Signori di Xibalbà. Infine questi ultimi invitarono i ragazzi alla partita di pelota. I gemelli, sapendo che i Re utilizzavano una speciale palla con una lama per ucciderli, la fermarono con una racchetta, svelando il macabro trucco. Contestando di essere stati convocati solo per essere uccisi, Hunahpú e Ixbalanqué minacciarono di abbandonare il gioco, così come compromesso i Signori di Xibalbà acconsentirono di utilizzare il pallone di gomma, giocando secondo le regole. Più volte i gemelli finsero di perdere le partite per poter affrontare tutti i vari luoghi di tortura presenti nell’oltretomba, da cui erano passati anche il padre e lo zio, ma contrariamente a questi ultimi, superarono tutte le prove, concludendo con una proverbiale sconfitta inflitta ai Signori nel gioco della pelota.
Umiliati dalla sconfitta, i Re di Xibalbà provarono ad uccidere i gemelli. Dopo aver costruito un forno enorme, li fecero nel tentativo di chiuderceli dentro. Intuendo le loro intenzioni, Hunahpú e Ixbalanqué permisero comunque di essere ridotti a polvere nelle fornaci. Quando poi i Signori gettarono i loro resti nel fiume, i gemelli si rigenerarono tramite i loro poteri, prima sotto forma di pesci gatto, poi di uomini.
Non essendo stati riconosciuti, gli eroi poterono rimanere a Xibalbà. La storia della loro trasformazione si diffuse nel regno dell’oltretomba, così come quella sulle loro danze e sul modo in cui intrattenevano gli abitanti, operando numerosi miracoli come incendiare le case per poi riportarle allo stato iniziale dalle ceneri, sacrificarsi a vicenda e poi rinascere. Quando i Signori di Xibalbà conobbero la storia, invitarono i due per assistere allo spettacolo, chiedendo loro di mostrare i miracoli di cui avevano sentito tanto parlare. Hunahpú e Ixbalanqué accettarono la convocazione, ed intrattennero li intrattennero, mantenendo sempre segreta la loro identità: uccisero un cane e per poi riportarlo in vita, bruciarono la casa dei Signori e ricreandola tale e quale, infine Ixbalanqué tagliò in due Hunahpú offrendolo come sacrificio, resuscitandolo subito dopo. I loro prodigi stupirono gli alti Signori di Xibalbà al punto che chiesero di essere sottoposti a quel miracolo. I gemelli li uccisero, ma non li portarono in vita: rivelarono la propria identità di Hunahpú e Ixbalanqué, figli di Hun-Hunahpú, ucciso anni prima con lo zio Vucub-Hunahpú.
I Signori dell’oltretomba, terrorizzati, confessarono i loro reati e pattuirono di poter avere salva la vita in cambio di non chiedere più sacrifici dagli abitanti vivi della terra. Sconfitti i Signori di Xibalbà, partirono per tornare sulla terra, su cui però si fermarono: continuarono ad arrampicarsi fino a raggiungere il cielo, ascendendo l’uno al Sole e l’altro alla Luna.

Gli+Eroi+gemelli+sparano+ad+un+demone+in+forma+di+uccello+con+una+cerbottana+Izapa+stele+25
Gli Eroi gemelli sparano ad un demone in forma di uccello con una cerbottana - stele 25, Izapa

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view post Posted: 13/10/2012, 14:48 28 giorni (l'oroscopo degli ormoni) di Gabrielle Lichterman - Biblioteca Magica
CITAZIONE
Editore: Tea Remainders; Pagine: 300; Costo: 8€, ma si trova praticamente dappertutto con sconti molto buoni.
28-giorni-oroscopo-ormoni
E' risaputo, che durante il ciclo mestruale ogni donna ha alti e bassi ormonali. Non so voi, ma io ho sempre desiderato un manuale che mi insegnasse a conoscermi, sopratutto dal punto di vista fisico e ormonale - cosa non molto facile ai giorni nostri, visto quanto è bistrattato il ciclo mestruale femminile. Un grosso aiuto può derivare da questo libricino, molto concentrato ed estremamente utile, che descrive i cambiamenti del nostro corpo in ogni fase del ciclo, con tutte le conseguenze che comportano sulla concentrazione, l'apprendimento, la voglia di fare, la sfera sessuale, lavorativa, e molto altro. Studiato come un diario di bordo, giorno per giorno descrive come vanno le cose, quando tendiamo a mangiare di più o di meno, quando siamo più predisposte alle litigate o imperturbabili. Personalmente ce l'ho sempre a portata di mano, più volte mi ha aiutato a comprendere le motivazioni del ventaglio di emozioni con cui noi donne ci dobbiamo confrontare per i cali e gli aumenti dei vari ormonali, oltre che per organizzare nel migliore momento possibile i vari impegni. Lo consiglio vivamente a tutte le donne.

http://wjkyx.blogspot.it/2012/10/28-giorni...-ormoni-di.html
view post Posted: 12/10/2012, 10:09 Il Femminile Oggi - Partecipa anche tu al progetto! - Chiacchere in Libertà
CITAZIONE
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo interessantissimo progetto ad opera di Lara, una ricercatrice rivolta alla figura del femminino nella storia e nelle diverse tradizioni culturali.
Chi volesse partecipare, lo faccia mandando un'email all'indirizzo che trovate nell'immagine sottostante.
Il+femminile+oggi_locandina+piccola

http://wjkyx.blogspot.it/2012/10/il-femmin...nche-tu-al.html
view post Posted: 11/10/2012, 15:23 Le Gladiatrici - Another World
CITAZIONE
Come ben sappiamo, i gladiatori erano combattenti armati che ingaggiava violenti duelli per il divertimento degli spettatori nelle arene della Repubblica Romana e dell'impero romano. Quello di cui si sente meno parlare sono le loro controparti femminili, le Gladiatrici, la cui presenza, seppur rara, è testimoniata dalla letteratura e dall’archeologia. Nelle “Vite dei Cesari”, Svetonio scrive che l'imperatore Domiziano offriva spettacoli gladiatorii notturni, alla luce delle torce, comprendenti combattimenti sia tra uomini che tra donne. Cassio Dione aggiunge che nell'arena talvolta venivano gettati nani e donne per combattere gli uni contro gli altri. In base ai dipinti, le gladiatrici si battevano a torso nudo, indossando raramente l’elmo. Molto spesso le loro esibizioni coincidevano con gli eventi principali delle arene: ciò può essere indice della fatto che i loro combattimenti erano importanti quanto rari.
Nel suo “Satyricon”, Petronio fa riferimento ad una lottatrice che avrebbe combattuto su di un carro in stile celtico.
La maggior parte degli studiosi considera quello delle gladiatrici uno spettacolo originale, visti gli scarsi scritti su di esse. Altri, invece, sono di opinioni diametralmente opposta: la scrittrice Amy Zoll nota che, la disinvoltura con cui gli antichi storici si riferivano alle lottatrici può suggerire che esse fossero, per usare le sue stesse parole, "più diffuse di quanto le testimonianze dirette ci potrebbero altrimenti indicare".
In un'iscrizione trovata a Ostia, un certo Hostilinianus era motivo di vanto per essere stato il primo a portare le gladiatrici in città.
Durante uno degli spettacoli offerti dall'imperatore Nerone ai giochi nel 66 d.C., organizzati da Patrobio a Puteoli (odierna Pozzuoli) per Tiridate I di Armenia, furono fatti esibire nell'arena donne e bambini di colore, provenienti dall'Etiopia.
Oltre a Svetonio, delle gladiatrici ne parlano sia Marziale che Stazio.
Nel 19 d.C. venne emanato da Tiberio un decreto senatoriale che, tra le altre cose, vietava a uomini e donne, legati da parentela verso senatori o verso equites, di apparire sulla scena o di mostrarsi nelle vesti gladiatorie (prima testo in latino, poi in italiano):
CITAZIONE
"7. (pl)acere ne quis senatoris filium filiam nepotem neptem pronepotem proneptem neve que(m cuius patri aut avo)
8. vel paterno vel materno aut fratri neve quam cuius viro aut patri aut avo paterno ve(l materno aut fratri ius)
9. fuisset unquam spectandi in equestribus locis in scaenam produceret auctoramentove rog[aret ut ?in harenam? prodi - / ?ferro depugna?) "
"7. ordinare che nessuno presenti sulla scena il figlio, la figlia, il nipote, la nipote, il pronipote, la pronipote di un senatore, nè un uomo (il cui padre
8. o nonno) paterno o materno, o il cui fratello, né alcuna donna il cui marito o padre o nonno paterno o materno o il fratello
9. abbiano mai avuto il diritto di assistere agli spettacoli dai posti riservati ai cavalieri, nessuno li presenti sulla scena né li faccia lottare dietro auctoramento"

(Tabula Larinas, linee 7-9, trad. in Ricci, p. 45)

Il decreto, parte del quale è stato pervenuto come inciso su una tavoletta bronzea, citava a sua volta un precedente decreto dell'11 d.C. in cui si proibiva alle giovani donne sotto i venti anni di esibirsi in un'arena. Il suo contenuto ovviamente implica che le combattenti femminili non erano qualcosa di sconosciuto, come alcuni studiosi ritengono.
Una ferma condanna contro le gladiatrici arriva nel periodo flavio e traianeo: Settimio Severo bandì gli spettacoli con gladiatrici intorno al 200 d.C.. Tuttavia, una successiva iscrizione rinvenuta ad Ostia riguardo i combattimenti femminili fa intuire l'inefficacia del bando.
Mark Vesley, uno storico della società romana, ipotizza che le scuole gladiatorie non fossero luoghi idonei per le donne, che probabilmente si allenavano con dei tutori esterni. Sebbene queste scuole fossero dedicate alla formazione degli uomini dei ceti elevati di età superiore ai 14 anni, Vesley è riuscito a trovare tre diversi riferimenti a donne che l'hanno frequentata, tra cui una che è morta: in un'iscrizione si legge: “alle forme divine di Valeria Iucunda […] Visse 17 anni e 9 mesi”.
La più convincente prova dell'esistenza di gladiatrici è questo bassorilievo marmoreo del I o del II secolo trovato ad Alicarnasso e attualmente in mostra al British Museum.
gladiatrici
In esso sono rappresentate due gladiatrici in combattimento; indossano l'equipaggiamento tradizionale dei gladiatori, come schinieri e manica, entrambe sono armate di una spada e uno scudo, ma non indossano né l'elmo né una tunica. L'iscrizione ci indica anche i loro pseudonimi, rispettivamente Amazon e Achillia, e ci dice che venne loro concessa la sospensione, avendo ambedue combattuto valorosamente nello scontro.
Uno scheletro femminile di epoca romana è stato dissotterrato nel 2001 a Southwark (borgo londinese), oggi esposto alla fine della sezione romana del Museo di Londra. E’ stato identificato come quello di un gladiatore di sesso femminile poiché, sebbene benestante, è stato sepolto al di fuori del perimetro cimiteriale e aveva come corredo di lucerne (una di ceramica raffigurante Anubi, un'altra con una rappresentazione di un gladiatore caduto) e delle ciotole contenenti pigne bruciate di un pino collocato nella tomba: le pigne di questa particolare specie venivano tradizionalmente bruciate durante i giochi, e gli unici pini dell'epoca in Gran Bretagna erano quelli piantati attorno all'anfiteatro di Londra. La maggior parte degli esperti ritiene l'identificazione errata, ma come ha dichiarato Hedley Swain, capo del dipartimento di storia antica del Museo: “nessuna delle prove ci dice che sia stata una gladiatrice. C'è invece, semplicemente un gruppo di prove indiziarie che rende l'idea intrigante”.

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view post Posted: 10/10/2012, 18:24 Io sono un Lupo - 4 ottobre: Giornata della Consapevolezza - Chiacchere in Libertà
CITAZIONE
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1° Diritto alla vita
Al pari di ogni altra creatura della Terra, il lupo ha diritto a non essere perseguitato e di vivere in modo dignitoso la sua intera vita.

2° Diritto a nutrirsi.
Nutrirsi di animali selvatici è un suo diritto di natura, agli uomini spetta garantire che il cibo si mantenga a livelli sufficienti.

3° Diritto all’habitat naturale.
Il lupi, come ogni animale selvatico, ha il diritto di vivere libero in ambiente selvaggio e incontaminato.

4° Diritto a una corretta informazione.
L’informazione che riguarda il lupo deve essere corretta e obbiettiva. Gli uomini non possono diffondere sul conto del lupo notizie o dati basati unicamente su credenze o pregiudizi.

5° Diritto al riconoscimento del suo vero ruolo.
Gli uomini riconoscono che il lupo è indispensabile per un ambiente più sano ed equilibrato.

6° Diritto alla tana.
Il lupo ha diritto a una tana sicura e inviolata dagli esseri umani.

7° Diritto alla difesa proporzionata.
Il lupo non può essere attaccato indiscriminatamente sulla base dei suoi istinti. Gli uomini devono difendere i propri animali domestici proteggendoli con cani da guardia e recinti, ma senza ricorrere ad abbattimenti ingiustificati.

8°Diritto alla famiglia.
Avere una famiglia sana e ben nutrita è un diritto naturale del lupo.

9° Diritto all’integrità del territorio.
Le infrastrutture e le grandi vie di comunicazioni degli uomini devono tener conto dei territori storici del lupo.

10° Diritto alla privacy.
Il lupo ha diritto di vivere in assoluta libertà con la garanzia della inviolabilità della sua privacy. Fotografi e reporter devono mantenere le dovute distanze e comportarsi con discrezione e rispetto.

Vi proponiamo questa carta dei diritti naturali del lupo che vorremmo perfezionare e condividere anche con te, se ritieni inviaci i tuoi suggerimenti o consigli e sopratutto aiutaci a diffonderla. www.italianwildwolf.com/

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view post Posted: 10/10/2012, 18:11 Il Fango nella Mitologia - Another World
CITAZIONE
La parola fango deriva dal gotico fani, che a propria volta ha origine indoeuropea, sta per “melma”. Il miscuglio di acqua e terra è simbolo per antonomasia del caos primordiale da cui ha origine la vita e la saggezza: non a caso, in praticamente tutte le culture, le leggende che narrano la creazione dell’uomo hanno in un modo o nell'altro a che fare con il fango.
Presso gli Egizi, dal fango nacque la collina primigenia, da dove il Dio Sole diede vita al primo fiore di loto.
Similmente, nel Buddismo si sottolinea il concetto del fiore di loto che nasce dal fango come metafora del raggiungimento Nirvana che si fa strada tra il disordine delle passioni umane.
Secondo i Maya, il popolo degli uomini di fango fu il primo ad essere creato, ma gli Dei, non soddisfatti del loro lavoro, lo spazzarono via con un’inondazione.
Per i Dogon (Mali), il Dio Amma creò dal fango la prima coppia immortale, dopo aver fallito la prima creazione. Da questa coppia sono nati gli otto " geni " o " nommi " da cui, dopo diverse generazioni, derivano gli essere umani mortali.
Passando per la mitologia Greca, secondo cui Zeus, per la stima che riponeva in Prometeo, gli diede l'incarico di forgiare l'uomo, che fu modellato dal fango e animato con il fuoco divino.
Presso i Nativi Americani è diffusa un po’ in tutte le tribù, seppure con sfumature diverse, la credenza che la terra sia stata creata dal fango.
CITAZIONE
“In principio, c'era solo l'acqua. Tutti gli animali vivevano sopra di essa ed il cielo era sommerso. Erano tutti curiosi di sapere cosa ci fosse sotto l'acqua ed un giorno Dayuni'si, lo scarabeo acquatico, si offrì volontario per esplorare. Esplorò la superficie, ma non riuscì a trovare nessun terreno solido. Esplorò sotto la superficie fino al fondo e tutto quello che trovò fu del fango che portò in superficie. Dopo aver preso il fango, esso cominciò a crescere e a spargersi tutto intorno, fino a che non divenne la Terra così come la conosciamo.
Dopo che tutto ciò accadde, uno degli animali attaccò questa nuova terra al cielo con quattro stringhe. La terra era ancora troppo umida, così mandarono il grande falco nel Galun'lati per prepararla per loro. Il falco volò giù e quando raggiunse la terra dei Cherokee era così stanco che le sue ali cominciarono a colpire il suolo. Ogni volta che colpivano il suolo si formava una valle od una montagna. Gli animali poi decisero che era troppo buio, così crearono il sole e lo misero lì dove è tutt'oggi.”

Leggenda Cherokee della creazione
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Secondo gli Irochesi, in principio esisteva solo una immensa distesa d’acqua, sopra il quale si sviluppava il cielo, abitato dal “mondo del cielo”. In questa comunità vi era una donna che sognava i sogni. Una notte ella sognò l'albero fonte della luce, e ne fu talmente turbata che “chiese all'uomo nel Mondo del Cielo di tirare su l'albero”.
Fu scavato attorno alle radici cosicché vi fosse più luce, ma “l’albero cadde nel buco e scomparve”. Piombati nell’ombra e non sapendo cosa fare, gli uomini spinsero la donna del buco. Ella si sarebbe persa negli abissi se un pesce falco non fosse giunto a salvarla. Ma il pesce non avrebbe potuto tenerla su di sé, così chiese aiuto agli altri animali per creare un terreno su cui potesse stare la donna. Uno svasso (uccello comune in America, simile all’anatra) si calò fino al fondo del mare e riportò fango nel suo becco. In superficie trovò una tartaruga e spalmò il fango sul suo guscio, ripetendo l’operazione più e più volte, imitato da altri simili. Un castoro aiutò a costruire il terreno, rendendo la copertura più grande, mentre altri animali costruirono i continenti fino a che ebbero fatto l'intera terra tonda. A quel punto la donna era al sicuro sulla terra ferma, e ancora oggi la tartaruga porta il mondo sulle proprie spalle.
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Una leggenda simile ricorre presso la tribù degli indiani Yakima:
CITAZIONE
“Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Whee-me-me-owan, il Grande Capo Lassù, viveva su nel cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo, venne giù in luoghi dove l'acqua è poco profonda e cominciò a tirar su grandi manciate di fango, che divennero la terraferma.
Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro e si trasformò in montagne. Quando cadde la pioggia, questa si trasformò in ghiaccio e neve sulla cima delle montagne. Un po' di quel fango indurì e divenne roccia. Il Grande Capo Lassù fece crescere gli alberi sulla terra, ed anche radici e bacche.
Con una palla di fango fece un uomo e gli disse di prendere i pesci nell'acqua, i daini e l'altra selvaggina nelle foreste.
Quando l'uomo divenne malinconico, il Grande Capo Lassù fece una donna affinché fosse la sua compagna e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti con quelle. Le insegnò quali bacche usare per cibo e come raccoglierle e seccarle. Le insegnò come cucinare il salmone e la cacciagione che l'uomo portava.”

Secondo la mitologia Cinese, la dea per metà drago Nuwa, nata dopo la morte di Pan Gu (creatore del mondo), decise allora di creare gli esseri umani per avere qualcuno con cui parlare e con cui scambiare idee e opinioni, ma soprattutto per avere qualcuno da amare. La Dea scese lungo il Fiume Giallo, dove si trovava una vasta distesa di fango. Con esso cominciò a dare forma a figure e, nel farlo, pensò che sarebbe stato meglio se avesse avuto un paio di gambe al posto della sua coda di drago (infatti secondo i cinesi gli esseri umani non sono fatti a immagine e somiglianza degli Dei) Non appena posò il suo primo uomo di fango a terra, questo cominciò a saltare, ballare, cantare e parlare. Nuwa ne restò così deliziata che si mise a fare centinaia e centinaia di altri esseri umani di fango. Ben presto si rese conto che le ci sarebbero voluti secoli per fare una quantità di uomini sufficiente a riempire l'intera superficie terrestre e così prese un bastone sporco e gettò gocce di fango su tutta la terra; non appena il Sole asciugò le gocce, queste divennero nuovi uomini e nuove donne.
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Secondo alcuni studiosi, però, l’immagine del fango può assumere una connotazione migliore o peggiore a seconda della quantità in cui sono presenti i due elementi: se la terra è presente in maggiore parte rispetto all’acqua, il miscuglio avrà valore positivo, poiché la prima rappresenta la stabilità e la saggezza rese mobili dalla seconda. Viceversa, il fango diventerebbe simbolo di involuzione e degrado, perché l’acqua viene contaminata dalla terra, perdendo la propria purezza.

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:)
view post Posted: 9/10/2012, 16:55 Elfi dei Tumuli - Spiriti di Natura
CITAZIONE
Chi non ha mai sentito parlare dei luoghi mitici come Stonehenge, Carnac? Essi accompagnano da sempre, silenziosamente, la storia dell’uomo e il suo cammino attraverso la spiritualità. Ciò di cui invece, probabilmente, si sente poco parlare, sono gli esponenti del Piccolo Popolo che vegliano su questi complessi leggendari: gli Elfi dei Tumuli. Di questa gloriosa casata elfica si sa che è presente da tempo immemore, la mitologia vuole si tratti addirittura della prima forma di vita fatata discesa sulla terra dai regni degli Dei. Oltre che i più grandi conoscitori delle sacre Rune, sono i padroni assoluti delle arti della lavorazione dei metalli, da fabbri e da orafi, menzionati in alcuni poemi scaldici e in numerosi kenning, oltre che nell’Edda: nel Grímnismál, il saggio Grímnir (Odino) profetizza la morte del re Geirrøðr dicendo
CITAZIONE
Un cadavere ucciso di spada
ora questo avrà Yggr.
So che la tua vita è trascorsa.
Avverse ti sono le dísir:
Ora puoi tu Odino vedere,
avvicìnati a me, se ne hai forza!

Pare che il loro aspetto sia di creature alte e robuste, dai lineamenti fieri e gli occhi che trasudano ardore tipico dei guerrieri.
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Pare che il colore della loro pelle sia tendente al blu ma, come quella del camaleonte, può cambiare e adattarsi al luogo in cui si trova. Inoltre, sono in grado di cambiare aspetto, infatti per spostarsi senza essere notati dalla Gente Alta, spesso e volentieri assumono le sembianze di gobbi deformi e orripilanti.
La loro presenza è testimoniata in tutta l’Europa del nord: in Norvegia abita la stirpe dei Thusser (da non confondere con “troll” che appartengono a tutt'altra razza); in Finlandia sono conosciuti con il nome di Maawaki, mentre in Svezia di Pyssinger-Folk. Vi sono testimonianze di loro apparizioni anche in Danimarca, in Islanda, in Francia e in Germania. Quelli che abitano in Inghilterra, chiamati Barrow Wight (di cui è presente anche una diramazione, gli Haug Bui, loro cugini) si possono incontrare esclusivamente nelle immediate vicinanze di antichi siti, ma a quanto pare hanno una spiccata avversione nei confronti degli umani, tanto che quando decidono di farsi vedere lo fanno improvvisamente, solo nelle notti tempestose invernali, sotto forma di creature spaventose con ogni sorta di orribile menomazione fisiche, come le ginocchia piegate al contrario, bocche enormi con denti di cavallo, occhi che sprizzano scintille. Indistintamente dalla stirpe, tutti gli Elfi dei Tumuli hanno i propri rifugi sotto le basse colline. In alcuni casi l’entrata al loro regno potrebbe apparire come segnata da due grosse pietre rosse, che sembrano essere più visibili nelle notti di luna piena. Come racconta il cronista William di Newbridge (XIII sec)
CITAZIONE
“Tornando a casa una notte da North Burton, l'uomo sentì dei rumori di baldoria provenire dalle pietre di Howe [“Willly Howe”, lungo tumulo dello Yorkshire, ndr]. Si avvicinò, e a fianco del tumulo vide una piccola porta aperta. Guardando dentro, notò un grande banchetto. Una delle coppiere gli offrì gentilmente da bere, ma l’uomo, pensando si trattasse di qualcosa di velenoso o nocivo, versò il contenuto del bicchiere per terra e fuggì. Poté sentire i partecipanti del convitto adirarsi molto, ma per sua fortuna riuscì a tornare a casa sano e salvo”

Vi sono precise indicazioni sui metodi da seguire per poter provare ad incontrarli, seppure sia molto difficile. Tanto per cominciare, è necessario visitare siti in cui sorgono complessi antichi – non necessariamente megalitici – ispezionando accuratamente la zona alla ricerca dei punti dove possono sorgere i rifugi degli Elfi: antiche sopraelevazioni, tumuli, terrapieni, antiche pietre lavorate (ad esclusione di quelle di confine), pozzi antichi (tradizionali o sacri), luoghi di culto antichi, eremi solitari, cimiteri di remota fondazione, ruderi fortificati, sembra anche bivi e croci sui cigli delle strade di vecchia costruzione. Se poi nel luogo scelto esistono tutte queste costruzione o molte di esse, si può star sicuri che si tratti di un posto abitato stabilmente dagli Elfi dei Tumoli. L’unica indicazione presente sul tempo in cui eseguire la ricerca è una notte di luna piena. Stando nei pressi dei complessi antichi di cui si diceva sopra, se si è fortunati si può assistere a spettacoli di rara bellezza. Le creature femminili di questa specie fatata, di sembianze molto affascinanti, amano la danza, pare che la loro sia talmente magica che persino le pietre cercano di muoversi per imitarle. Sanno anche predire il futuro, e purtroppo anche rendersi invisibili, per cui non è raro che capiti solo di vedere muoversi i sassi.
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Per quanto riguarda gli esemplari maschili, preferiscono passare il loro tempo lavorando i metalli e forgiando ogni sorta di oggetti, dalle attrezzature da guerra, al pentolame, fino ai raffinati lavori di oreficeria. Le loro passioni sono molto simili a quelli dei Nani, infatti la leggenda vuole che questi e gli altri, nei tempi remoti – quanto tra le due razze ancora correva ottimo sangue – nei lunghi banchetti in cui si ritrovavano per festeggiare, si scambiassero dritte e consigli sull’arte metallifera.
A parte, non si può non fare cenno alle Disir, famosi spiriti di genere femminile benevoli e generosi custodi della tradizione nordico-scandinava oltre che protettrici dei vari clan, discendenti dalle Divinità stesse. Prima dell’avvento del cristianesimo, erano oggetto di varie forme di culto: all'inizio dell’inverno si teneva la Disablòt, una festività in loro onore.
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[l'immagine rappresenta l'opera "Disarblot", di August Malmström (1829–1901)]
Una tradizione, la cui circolazione risale però ai tempi in cui il cristianesimo aveva già preso piede, sostiene che le Disir si distinguano in due gruppi, le Bianche, identificate come gli spiriti custodi delle tradizioni, e le Nere, guardiani benigni la cui presenza assicura prosperità e benessere.
Seppure il loro numero sia ridotto, vi sono tutt'ora testimonianze di loro apparizioni specialmente in Islanda, Svezia, Finlandia e Norvegia.

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:)
view post Posted: 9/10/2012, 16:04 Passaggi o retrocessioni utenti - Regolamento e Annunci
Innanzitutto, tanti complimenti di cuore per il ritorno alla tua cara casa (seppur non per il terremoto, anche io ho passato una situazione simile, e so cosa vuol dire). Poi, leggo or ora della promozione, di cui ti ringrazio di cuore e per cui sono veramente onorata :D talvolta per un motivo o un altro sto assente per diversi giorni, ma l'Arte rimane il centro del mio universo, perciò è un piacere potercisi dedicare, ed essere apprezzati per ciò che si riesce a fare, grazie ancora di cuore ^_^
143 replies since 4/2/2011