Tradizioni zingaresche

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view post Posted on 5/2/2013, 17:45


http://wjkyx.blogspot.it/2013/01/modern-wi...beto-di_26.html

Le parole “zingaro”, “gitano” sono termini generici di soliti usati per indicare un insieme di diverse etnie, dalle caratteristiche nomadi – anche se questa interessa solo una minoranza di tali popolazioni. A causa della connotazione negativa che hanno assunto questi termini nel corso del tempo, viene ritenuto volgare il loro uso, passando a termini altrettanto superficiali e talvolta erronei come “rom” o “sinti”. Secondo gli studiosi, il termine generale più corretto utilizzabile è “popolazione romanì”.
La parola italiana zingaro, come il francese tsigane, il portoghese cigano, il rumeno ţigan, l'ungherese cigány e il tedesco Zigeuner, deriva dal grecomedievale (Α) τσίγγανοι, (A)tsínganoi (greco moderno Τσιγγάνοι, Tsingáni), tribù dell'Anatolia.
Un'opinione diffusa all'inizio del XX secolo ne faceva risalire l'origine allo stanziamento in Mesopotamia di popolazioni sire, etiopi e nubiane, in seguito alle vittorie dell'imperatore Costantino V di Bisanzio, che si sarebbero chiamate Athingan, in seguito disperse dalle invasioni turche.
Zingaro e zingano (così come Ατσίγγανος) sono da alcuni autori[8] fatti risalire a Αθίγγανοι Athínganoi, "intoccabili", nome di gruppi eretici stanziati nelle regioni anatoliche di Frigia e Licaonia; essa avrebbe avuto connotazione, secondo molti, negativa (dato che trattasi dello stesso nome dell'infima "casta-non casta" indiana, i paria, da cui proverrebbero, in cui oggi sono inseriti, per esempio, i necrofori).
Il luogo d’origine di questo popolo (ammesso e non concesso che si tratti di un luogo unico) è attribuito dalla maggior parte degli studiosi alla regione situata tra gli attuali India e Pakistan, da dove sarebbero fuggiti verso l’anno mille dalle devastanti invazioni di Ghazni – tesi la cui principale motivazione sarebbe la lampante derivazione indiana della lingua, l’aspetto fisico, nonché le documentazioni storiografiche. Comunque non è del tutto chiaro se la regione indiana sia stato il luogo di origine o piuttosto una tappa intermedia di una migrazione più complessa, dal momento che la culture è radicalmente diversa. Per quanto riguarda la religione, la popolazione romanì adotta quella praticata dalle popolazioni tra cui vivono: Per la stragrande maggioranza sono cristiani: nel nord Europa sono protestanti, in Serbia, Russia, Romania, Bulgaria, Grecia, etc., ortodossi, mentre in Ungheria, Italia, Spagna, Francia, Polonia, Austria, Croazia, Slovenia, ecc. sono cattolici. Una piccola minoranza sono invece musulmani, in alcune zone della Bosnia, della Macedonia e del Kosovo e nei Paesi islamici, dove sono raramente presenti.
Famose, però, sono e rimangono le tradizioni esoteriche e di superstizione a loro legate. I rom ed i sinti hanno una visione mitica di un mondo diviso tra forze oscure e contrarie, benefiche o malefiche, in perpetua lotta di influenza. Le due forze sono impersonate in Dio e nel diavolo. Dio creatore, principio del bene e il diavolo, principio del male, sono ambedue potenti e sempre in lotta tra loro. Il Dio creatore (Del o Devél) è assistito da forze spirituali soprannaturali benigne, mentre vi sono creature maligne che agiscono nella sfera dominata dal diavolo (Beng). Inoltre essi credono ai santi ed agli spiriti dei defunti (mulé). La morte, come la nascita, è considerata una circostanza impura. Il culto dei morti è molto sentito, ed è diffusa la convinzione che il morto possa riapparire sotto forma di animale o di uomo, e vendicarsi se non debitamente onorato.
Di regola quindi rom, sinti, kalé e romanichals possono, a seconda delle circostanze, essere cristiani cattolici, cristiani ortodossi, cristiani protestanti o musulmani. Essi tuttavia quasi sempre rielaborano queste religioni attraverso i concetti mitici propri della loro cultura. Dal punto di vista esoterico sono sempre stati ritenuti esperti di magia e a loro erano attribuiti grandi poteri magici, anche di più di quanto loro stessi credessero. In Europa le persone acquistavano da loro per poche monete erbe medicinali per far passare i dolori e pozioni d’amore e afrodisiache.
Divennero però molto famosi per l’utilizzo di arti profetiche come la divinazione, la lettura dei tarocchi, delle foglie di tè, delle linee della mano, ma anche attraverso la sfera di cristallo. Erano le donne a predire il futuro spesso nei carrozzoni dentro i quali si spostavano, altre in tende che allestivano durante le fiere e nei mercati.
Esistono perfino correnti esoteriche e loro reputate: la magia “romana” o “zingara” è ritenuta molto potente, usata specialmente in Romania, Bulgaria, Yugoslavia e Ucraina ed è reputata principalmente essere di fini maligni
Se un uomo ha perduto qualcosa o è stato derubato, spesso sorge nella sua mente, in modo del tutto inconscio, qualche sospetto.
U
CITAZIONE
n furbo indovino, o uno zingaro che ha studiato per tutta la vita gli indizi, riesce spesso ad ottenere da chi ha perduto la cosa, qualche suggerimento che rende capace il mago di scoprire la verità.[…] Quando mancano conoscenze positive ci sono altre risorse.[…]
Per sapere in quale direzione si trova la cosa rubata, si porta vicino all’acqua corrente un bambino allattante, si tiene sopra l’acqua e si dice:
"PEN MANGE OH NIVASEYA "OH NIVASEYA,
CAVESKRO VASTEHA PER LA MANO DEL BIMBO,
KAY HIN M’RO GRAY, DOV’E’ IL MIO CAVALLO?
UJES HIN CAVO, PURO E’ IL BIMBO,
UJES SAR O KAM PURO COME IL SOLE,
UJES SAR PANI PURO COME L’ACQUA,
UJES SAR EUMUT PURO COME LA LUNA,
UJES SAR LEGUIJES? PURO COME LA COSA PIU’ PURA!
PEN MANGE, OH NIVASEYA. DIMMI NIVASEYA,
CAVESKRO VASTEHA PER LA MANO DEL BAMBINO,
KAY HIN M’RO GRAY! " DOV’E’ IL MIO CAVALLO? "
Questo incantesimo è un esempio della diffusissima credenza che un bimbo innocente è potente strumento per la profezia e la stregoneria.
Il giuramento della mano è ancora in voga fra tutti gli zingari.
"Per la mano di mio padre..." è uno dei massimi giuramenti in Germania.

Esiste anche un metodo di lettura delle carte definito “tarocchi della zingara”, che si serve di 42 delle 78 lame del mazzo: gli Arcani Maggiori vanno presi tutti, mentre degli Arcani Minori vanno prese a caso 20 lame a dorso coperto. Si costituisce così il mazzo divinatorio di 42 carte : il mazzo va accuratamente mischiato e il consultante, durante l’operazione, deve tener ferma la mente sulla domanda che pone al consulto. Finito di mischiare le carte, partendo rigorosamente da destra, si stendono le carte in 6 file orizzontali da 7 lame ciascuna, partendo rigorosamente sempre da destra per ogni riga: la prima riga è il passato, la seconda il presente, la terza riga rappresenta l’ambiente esterno, la quarta riga il futuro immediato, la quinta il futuro possibile, la sesta riga il responso finale. La lettura e l’interpretazione avviengono sempre da destra verso sinistra : la prima carta a destra della riga è quella che ha un peso maggiore, diremo determinante, mentre via via procedendo verso sinistra le informazioni che forniranno le lame dei Tarocchi saranno sempre di complemento.
PRIMA RIGA : rappresenta il passato del consultante, tutti gli avvenimenti che in qualche modo hanno lasciato tracce significative nella sua vita, spesso anche quelli rimossi dalla sua memoria.
SECONDA RIGA : rappresenta il presente, l’attuale del consultante, tutti i problemi e le situazioni in cui è immerso attualmente e le esperienze che sta vivendo.
TERZA RIGA : è l’ambiente esterno del presente. Tute quelle situazioni che vive il consultante senza che però abbia possibilità di intervenire.
QUARTA RIGA : sono gli avvenimenti attesi o inattesi che il consultante vivrà nell’immediato futuro e su cui ha scarse possibilità di intervento.
QUINTA RIGA : è il futuro possibile interpretato dai Tarocchi, le situazioni, gli avvenimenti, le problematiche che il consultante potrà evitare o ricercare e che fanno parte del futuro prossimo della sua sfera di intervento.
SESTA RIGA : è il futuro in generale del consultante, la conclusione finale verso la quale è avviato il consultante se non dovesse modificare ciò che è in suo potere modificare, ovvero perdurando la situazione e il quadro attualizzato.
Molto importante è la colonna di destra dello schema: alcuni vedono in questa colonna, nella sua interpretazione, la soluzione che i Tarocchi suggeriscono.
La lettura avviene partendo dall’alto verso il basso partendo dall’ultima carta a destra di ogni riga .
Una variante del metodo consiste nell’utilizzare tutte le 78 lame del mazzo dei Tarocchi e utilizzando le 42 lame che sortiranno dopo aver mischiato il mazzo: ovviamente nelle 42 carte sortite gli Arcani Maggiori saranno più determinanti.
Un’altra variante al metodo consiste, partendo dalla prima carta in alto a destra e procedendo in senso antiorario, di contare 7 carte e quindi di abbinare per il significato la prima e la settima, fino a formare 6 coppie.
La stesa opporrà anche un altra interpretazione soprattutto se si adopera l’intero mazzo di Tarocchi: la prevalenza e la disposizione di semi e colori sulla stessa riga permette l’interpretazione migliore dell’insieme.

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_.-*Curiosità*-._


Sebbene sia difficile dare uno stereotipo della struttura sociale delle diverse etnie, si può affermare come fra gli zingari non esistano le classi sociali come si intendono comunemente. Le uniche distinzioni all'interno delle comunità sono quelle tra i sessi (maschi - femmine) e una differenziazione data dall'età (giovane - anziano).
Ciò che conta in primo luogo per lo zingaro è la famiglia, il nucleo costituito da marito, moglie e figli. Al di là del nucleo famigliare si pone la famiglia estesa, che comprende i parenti con i quali vengono sovente mantenuti i rapporti di convivenza nello stesso gruppo, comunanza di interessi e di affari. Oltre alla famiglia estesa, presso i rom esiste la kumpánia, cioè l'insieme di più famiglie non necessariamente unite fra loro da legami di parentela, ma tutte appartenenti allo stesso gruppo ed allo stesso sottogruppo o a sottogruppi affini.
Poiché nella popolazione romaní l'ospedale, il medico, il prete sono associati al concetto di morte, i contatti con loro devono essere limitati al minimo; la donna mestruata e la puerpera sono fonte di impurità e non possono fare vita pubblica o lavare i propri panni con quelli degli altri.
Nei rom "vlaχ" (ossia originari della Valacchia), presso i quali il concetto di impurità è più radicato, durante tutto il periodo della gravidanza e nei quaranta giorni dopo il parto alla donna non è consentito fare alcun'attività (ad esempio, non le è permesso di cucinare). Al termine del periodo di purificazione, i vestiti indossati, il letto, i piatti, i bicchieri e tutti gli oggetti adoperati dalla puerpera sono distrutti o bruciati.
Il matrimonio, che di solito matura in giovane età, è anch'esso regolato dalle usanze, diverse però tra le etnie. Così, mentre nei Sinti il matrimonio avviene per fuga (di regola i due giovani si rifugiano per alcuni giorni presso dei parenti) nei rom avviene per "acquisto": quando c'è l'accordo dei due giovani e delle famiglie, la famiglia dello sposo corrisponde una ingente somma di denaro alla famiglia della sposa come sorta di risarcimento.
Il matrimonio può anche aversi tra persone di diversa etnia o tra un uomo o donna romaní e uomo o donna "gağé" (cioè estraneo alla popolazione romaní).
La lingua parlata dalle etnie rom e sinti è il romanì, lingua di ceppo indoario, affine al sanscrito e alle lingue moderne dell'India.
Il regime nazista attuò un vero e proprio genocidio della popolazioni romaní, uccidendo circa 250.000 zingari nei campi di sterminio, una cifra che deve essere raddoppiata considerando i romaní uccisi appena catturati oppure morti durante il trasferimento verso i lager. I rom ricordano oggi questa tragedia con il termine romanì Porajmos ("devastazione"), analogo a quello con cui si ricorda il più noto sterminio nazista del popolo ebraico, la Shoah("sterminio")
 
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